Obbedienza, una condizione per la felicità | 3.06.2024
L’Importanza dell’Obbedienza: Uno Sguardo alle Origini dell’Umanità e alla Sua Relazione con le Leggi Divine
Introduzione: L’importanza dell’obbedienza nella storia umana è fondamentale per comprendere il nostro rapporto originale con le leggi divine. Già i nostri primi genitori furono creati come agenti morali liberi e si trovarono di fronte alla scelta di obbedire o meno ai comandi di Dio. Questa decisione non fu solo cruciale per il loro destino, ma anche per il destino dell’intera umanità.
“Io ho obbedito alla mia voce e avete osservato il mio patto, sarete il mio tesoro fra tutti i popoli; perché tutta la terra è mia.” – Esodo 19,5
I nostri primi genitori, sebbene creati senza peccato e santi, non furono resi incapaci di fare il male. Dio li rese agenti morali liberi, capaci di apprezzare la Sua saggezza e bontà di carattere e di riconoscere la giustizia delle Sue richieste, e di obbedirgli perfettamente liberi o non obbedirgli. […] Fin dall’inizio della loro umanità, il desiderio di auto-soddisfazione fu vietato, questa passione fatale che fu alla base della caduta di Satana. L’albero della conoscenza, che si trovava accanto all’albero della vita al centro del giardino, doveva essere un mezzo per provare l’obbedienza, la fede e l’amore dei nostri primi genitori. Sebbene fosse loro permesso mangiare liberamente da tutti gli altri alberi, furono scoraggiati dal mangiare da quest’albero, sotto minaccia di morte. Dovevano anche essere esposti alle tentazioni di Satana, ma se avessero superato la prova, alla fine sarebbero stati al di fuori del suo potere e avrebbero goduto per sempre della grazia di Dio.
Dio pose l’uomo sotto la legge come una condizione indispensabile della sua esistenza. Era suddito del governo divino, e non può esserci governo senza legge. Dio avrebbe potuto creare l’uomo senza la possibilità di trasgredire la Sua legge. Avrebbe potuto fermare la mano di Adamo dal toccare il frutto proibito, ma in tal caso l’uomo non sarebbe stato un agente morale, ma un semplice robot. Senza la libertà di scegliere, il suo obbedienza non sarebbe stata volontaria, ma forzata. In una tale situazione non potrebbe esserci sviluppo del carattere. Una tale situazione sarebbe stata in contrasto con il piano di Dio per trattare con gli abitanti di altri mondi. Sarebbe stato indegno dell’uomo come essere intelligente, e ciò avrebbe rafforzato l’accusa di Satana che la guida di Dio era arbitraria.
Dio rese l’uomo irreprensibile; gli diede nobili caratteristiche senza inclinazione al male. Lo dotò di straordinaria potenza intellettuale e presentò gli appelli più forti possibili alla sua fedeltà al suo patto di obbedienza. Mostrare un’obbedienza perfetta e continua era la condizione per la felicità eterna. In base a questa condizione avrebbe avuto accesso all’albero della vita.
Ellen White, Patriarchi e Profeti, pp. 48-49
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