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Il brano “Mandali via!” ci esorta a riconoscere e superare gli errori del passato che hanno impedito al popolo di Dio, all’epoca di Cristo, di portare la speranza del Messia in regioni inaccessibili come Tiro e Sidone. Nazionalismo, orgoglio e pregiudizi hanno reso il popolo cieco alla sete di speranza nei cuori di coloro che sembravano loro estranei. Oggi, nelle nostre città, ci sono ancora gruppi di popolazione diversificati che cercano la “beatitudine sperata” del Vangelo.
L’insegnamento tratto da Atti 10:9–16, 28, 34–35 sottolinea il cruciale cambiamento di mentalità di Pietro. Attraverso la visione della tovaglia con animali impuri, egli comprese che Dio non fa preferenze e che le persone di tutte le nazioni, che temono Dio e praticano la giustizia, Gli sono gradite. Questa consapevolezza spinse Pietro a superare il suo orgoglio religioso e la sua ristrettezza mentale verso i pagani.
L’interazione di Gesù con la madre a Tiro e Sidone, descritta come una pagana e cananea, sottolinea le stesse lezioni. Gli apostoli impararono che l’amore e la speranza di Dio si applicano a tutte le persone, indipendentemente dalla loro origine etnica o culturale. Questi insegnamenti sono strettamente legati alla visione di Pietro e sottolineano l’importanza di superare i pregiudizi e la ristrettezza mentale per adempiere alla missione di Dio nelle città.
Per noi oggi, le domande sui nostri stessi pregiudizi e limiti sono cruciali. Quali pregiudizi ci impediscono di vedere i bisogni degli abitanti delle città? Quali opportunità ci ha dato Dio nelle città per ampliare la nostra comprensione della missione? Queste domande ci spingono a confrontarci onestamente con il nostro nazionalismo, la nostra bigottaggine e il nostro orgoglio spirituale. Proprio come Gesù insegnò pazientemente ai Suoi discepoli, anche noi possiamo sviluppare, mediante lo Spirito Santo, la capacità di superare i pregiudizi e adempiere al nostro compito missionario nelle città.
Leggi Galati 2:11–13. Cosa ci insegna su quanto può essere difficile liberarsi dai pregiudizi insegnatici fin dall’infanzia?
“Ma quando Cefa venne ad Antiochia, gli resistetti in faccia, perché era stato riprensibile. Prima infatti che venissero alcuni da parte di Giacomo, egli mangiava con i pagani; ma quando furono giunti, si ritirò e si separò, temendo quelli della circoncisione. E insieme con lui gli altri Giudei usarono ipocrisia, tanto che persino Barnaba fu trascinato dalla loro ipocrisia. Ma quando vidi che non andavano dritti secondo la verità dell’Evangelo, dissi a Cefa, in presenza di tutti: «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non come i Giudei, come fai tu a costringere i pagani a giudaizzare?»” Galati 2:11–13
Questi versetti narrano di una situazione in cui l’apostolo Pietro (Cefa) viene confrontato sul suo comportamento nei confronti dei non giudei. Pietro si allontanò dai non giudei quando giunsero alcune persone inviate da Giacomo, temendo il gruppo che voleva mantenere la separazione tra giudei e pagani.
L’insegnamento che possiamo trarre da questo episodio mostra quanto possa essere difficile liberarsi dai pregiudizi insegnati fin dall’infanzia. Pietro, nonostante fosse un apostolo, si lasciò influenzare da pregiudizi culturali ed etnici. Si allontanò dalla verità dell’Evangelo, trascinando con sé altri, incluso Barnaba.
Questo episodio ci ricorda che anche le persone che seguono Gesù possono affrontare sfide nel superare pregiudizi e convinzioni culturali radicate. Evidenzia quanto sia importante ricordare costantemente che l’Evangelo raggiunge tutte le persone senza fare distinzioni e che il nostro stile di vita e le nostre interazioni dovrebbero essere in linea con questa verità. Liberarsi dai pregiudizi richiede spesso coraggio, auto-riflessione e la volontà di uscire dalla propria zona di comfort. Questo passo della Bibbia ci ricorda che nessuno è immune dai pregiudizi e ci incoraggia a allinearci continuamente con la verità dell’Evangelo, chiamando tutte le persone a una comunità unita in Cristo.

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