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Serie IL LIBRO DI GIOSUÈ con il Pastore Mark Finley
Lezione 9.Eredi delle promesse, prigionieri della speranza
Tra perdita e promessa – Il piano di Dio per il Suo popolo
Introduzione:
Le promesse di Dio al Suo popolo sono sempre state più di semplici benedizioni materiali: erano l’espressione della Sua fedeltà, cura e piano di salvezza. La Terra Promessa aveva un ruolo speciale: simboleggiava libertà, identità e la presenza di Dio. Tuttavia, il possesso della terra non era un diritto automatico, ma dipendeva dall’alleanza con Dio. Israele doveva imparare che la grazia è un dono da ricevere con fiducia e obbedienza. Nonostante il fallimento e l’esilio, la promessa di Dio è rimasta – guardando verso un ristabilimento definitivo. In Cristo comprendiamo che la nostra vera eredità va oltre ogni confine terreno: è la nuova terra dove Dio abiterà per sempre con il Suo popolo.
Contenuto:
9.1 Eden e Canaan
Due giardini della promessa
Il Giardino dell’Eden fu la prima dimora dell’umanità – un luogo di abbondanza, vicinanza a Dio e perfetta armonia. Con la caduta, Adamo ed Eva persero non solo la loro casa, ma anche la comunione diretta con Dio. L’Eden divenne simbolo di ciò che il peccato ha fatto perdere. In seguito, Dio promise ai patriarchi la terra di Canaan, un nuovo simbolo della Sua cura e speranza. Come l’Eden, anche Canaan era un dono della sola grazia di Dio, non un merito umano. Come avventisti, oggi viviamo nella fede in una promessa ancora più grande: il Canaan celeste, e siamo chiamati – come i patriarchi – a diventare eredi di questa speranza mediante la fede e la perseveranza.
9.2 La terra come dono
Vivere nell’alleanza con Dio
La Terra Promessa non era proprietà d’Israele nel senso moderno, ma un dono di Dio, che poteva essere mantenuto solo nella fedeltà al patto. Questo legame speciale sottolineava la totale dipendenza del popolo dalla fedeltà, dalla provvidenza e dalla benedizione di Dio. La terra era un segno visibile della grazia divina, pensato per ricordare costantemente a Israele il Donatore, non solo il dono. Passando dall’Egitto – con l’irrigazione controllata – a Canaan, dove l’agricoltura dipendeva dalla pioggia, Dio insegnò al Suo popolo a confidare in Lui. Dio restava il vero proprietario della terra; Israele ne era solo ospite. Anche noi oggi siamo stranieri e pellegrini spirituali, in attesa di una patria migliore – una città il cui architetto e costruttore è Dio (Ebrei 11:10).
9.3 La sfida della terra
Ricevere grazia, vivere con responsabilitĂ 
Sebbene la Terra Promessa fosse un dono divino, gli Israeliti dovettero affrontare la sfida concreta di prenderne possesso, fidandosi della guida di Dio. La loro debolezza militare rendeva evidente che la vittoria non sarebbe venuta dalla loro forza, ma solo dalla grazia divina. Tuttavia, al dono era legata una responsabilità: la terra doveva essere abitata, curata e difesa fedelmente. Lo stesso vale per i cristiani oggi: la salvezza è un dono, ma richiede una risposta fatta di ubbidienza e perseveranza nella fede. Dio opera in noi, ma siamo chiamati a vivere nell’“ubbidienza della fede” (Filippesi 2:12). Vivere nel Regno di Dio significa gestire in modo attivo e responsabile l’eredità ricevuta.
9.4 Il giubileo
Giustizia, grazia e rinnovamento nel ritmo di Dio
L’anno del giubileo era un’espressione della giustizia sociale di Dio e della Sua cura per tutti, specialmente per i più deboli. Offriva occasioni regolari di liberazione economica, ristabilimento sociale e un nuovo inizio per i disagiati. Diversamente dalle strutture ingiuste dell’Egitto, la legge di Dio impediva la povertà e la perdita definitiva della terra. L’anno sabbatico e il giubileo ricordavano a Israele che la terra apparteneva a Dio, e che loro erano solo amministratori dei Suoi beni. Questi principi ci invitano anche oggi a vivere nella solidarietà, nella misericordia e in una fiducia lontana dallo sfruttamento. Il sabato ci aiuta a vivere il principio dell’uguaglianza divina – lontano dall’avidità, dalla pressione delle prestazioni e dalle disuguaglianze sociali.
9.5 La terra restituita
La promessa definitiva oltre i confini
Il ritorno di Israele dall’esilio babilonese fu un segno della fedeltà divina, ma solo un’anticipazione di un ristabilimento ben più profondo. Dio mostrò che la Sua relazione con il popolo non dipendeva dai confini geografici, ma dal cuore. I profeti dell’Antico Testamento annunciavano un ritorno ancora più grande, sotto un futuro re davidico, che si realizzò in Gesù Cristo. In Lui tutte le promesse si sono adempiute, non solo per Israele ma per tutti i credenti. Nel Nuovo Testamento, la Terra Promessa diventa simbolo della nostra patria eterna con Dio – la nuova terra. Questa speranza è garantita dalla morte e risurrezione di Gesù, e sarà completamente realizzata al Suo ritorno, quando il popolo di Dio entrerà nell’eredità eterna.
9.6 Riassunto
Vivere tra dono e speranza
La Lezione 9 mostra che la Terra Promessa era un elemento centrale del piano di Dio per il Suo popolo – non come ricompensa, ma come espressione della Sua grazia. Dall’Eden a Canaan, si vede che Dio non voleva solo dare una patria, ma portare i Suoi figli in una relazione profonda con Sé. Prendere possesso della terra richiese fede, obbedienza e fiducia nella guida divina. Principi come l’anno del giubileo sottolineano l’impegno di Dio per la giustizia, il rinnovamento e l’uguaglianza. Anche se Israele fallì, la promessa di Dio rimase e si adempì in Gesù Cristo. La nostra speranza, come cristiani, è rivolta oggi verso la vera Terra Promessa – la nuova terra dove Dio stesso abiterà per sempre con il Suo popolo.
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