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Lezione 3: Un inizio difficile
📘 3.3 Il “Io” divino
✨ Quando la disperazione incontra la promessa — Dio risponde al nostro lamento

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🟦 Introduzione

Ci sono momenti nella vita in cui tutto sembra rivoltarsi contro di noi – persino Dio. Mosè visse un momento così. Aveva agito secondo la parola di Dio, si era presentato con speranza davanti al faraone, ma invece della liberazione arrivò una maggiore oppressione. Le cose peggiorarono, non migliorarono. Il coraggio venne meno, il popolo si lamentò, e Mosè riversò con sincerità la sua frustrazione davanti a Dio.

Proprio in questo punto più basso inizia una delle rivelazioni più forti di Dio nell’Antico Testamento. Dio non risponde con una spiegazione, ma con una rivelazione di sé: “Io sono il SIGNORE”. Questo incontro non cambia immediatamente le circostanze esterne, ma cambia lo sguardo su di esse.

Ciò che accadde allora in Egitto, accade ancora oggi: Dio pronuncia il suo “Io sono” dentro le nostre incertezze. E questo “Io” divino porta anche te – proprio quando i tuoi piani sembrano andare in frantumi.

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📖 Studio biblico – Esodo 5:22–6:8

📌 Contesto

Mosè era stato appena chiamato da Dio. Con timore, ma obbedienza, si era recato in Egitto. La missione: la liberazione di Israele. Ma invece del successo, ricevette rifiuto. Il faraone reagì con arroganza, il popolo con frustrazione. La situazione era disastrosa – e Mosè si sentiva abbandonato e tradito.

📌 Struttura del testo:

  1. Il lamento di Mosè (5:22–23)

“Perché mi hai mandato?”

Questa domanda tocca il cuore di ogni vocazione. Mosè non ha solo paura – comincia a dubitare di Dio. Perché tutto peggiora se Dio vuole aiutare?

  1. La potente risposta di Dio (6:1)

“Ora vedrai…”

Qui inizia l’azione di Dio. Egli libera Mosè dal peso di dover produrre risultati. È giunto il momento dell’iniziativa divina.

  1. Rivelazione di Dio (6:2–5)

“Io sono il SIGNORE”

Dio ricorda:

  • La sua apparizione ai patriarchi

  • La sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe

  • La sua compassione verso il popolo sofferente

  • La sua fedeltà

Questo significa: l’agire di Dio è sempre radicato nella sua storia e nella sua fedeltà.

  1. Le sette dichiarazioni divine “Io voglio” (6:6–8)
    Questo è il cuore del testo:

  • Io vi farò uscire

  • Io vi libererò

  • Io vi riscatterò

  • Io vi prenderò come mio popolo

  • Io sarò il vostro Dio

  • Io vi condurrò nella terra

  • Io ve la darò in possesso

Queste promesse mostrano l’iniziativa, la fedeltà e l’amore di Dio. Riflettono la sua alleanza – Dio agisce non perché Israele è forte, ma perché LUI è fedele.

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📖 Risposte alle domande

📌 Domanda 1: Quali verità teologiche rivela la risposta di Dio a Mosè?

La risposta di Dio rivela principi teologici fondamentali:

🔸 1. Dio è il Dio della storia

Non agisce dal nulla – agisce in base alla sua alleanza. La storia con Abramo, Isacco e Giacobbe è viva. Dio non dimentica.

🔸 2. Dio è un Dio di relazione

Il ripetuto “Io sono il SIGNORE” (ebraico: YHWH) è un nome relazionale. Mostra che Dio non è solo potente, ma presente personalmente.

🔸 3. Il tempo di Dio non è il nostro tempo

Per Mosè era troppo tardi. Per Dio era esattamente il momento giusto: “Ora vedrai…”

🔸 4. È Dio che compie l’azione

Le sette dichiarazioni “Io voglio” chiariscono: è Dio che agisce. Israele non fa nulla se non ricevere. Grazia, redenzione, salvezza – tutto viene da Dio.

🔸 5. Dio parla prima di agire

Prima di intervenire, Dio rafforza la fede. Dà promesse perché possiamo imparare a fidarci, anche quando ancora nulla è cambiato.

📌 Domanda 2: Chi si è lamentato con Dio – e perché anche noi possiamo farlo?

La Bibbia presenta molti uomini e donne che si sono lamentati sinceramente davanti a Dio:

📜 Esempi:

  • Giobbe: maledisse il giorno della sua nascita e lottò con la giustizia di Dio

  • Geremia: “Perché il mio dolore è perenne?” (Ger. 15:18)

  • Abacuc: “Fino a quando, o SIGNORE, griderò?” (Ab. 1:2)

  • Davide: molti Salmi iniziano con un lamento: “Perché, SIGNORE, te ne stai lontano?” (Sal. 10:1)

  • Gesù: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mat. 27:46)

🙏 Perché il lamento è permesso – e addirittura importante?
Perché Dio cerca il nostro cuore, non la nostra maschera. Una relazione vera implica onestà. Il lamento nella preghiera non è incredulità – ma una lotta per mantenere la fiducia.

Ma attenzione: il lamento deve rimanere nel dialogo con Dio.
Non ci allontana da Lui – ci avvicina.

Fede significa: anche quando non capisco Dio, continuo a parlargli.

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Principi spirituali

  • Dio mantiene la sua alleanza, anche quando non lo sentiamo.

  • Possiamo lamentarci – ma restiamo fiduciosi.

  • Il “Io sono” di Dio è più grande di ogni nostro “Perché?”

  • Dio spesso comincia ad agire quando le nostre forze finiscono.

  • La relazione viene prima della spiegazione. Dio si presenta prima di intervenire.

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🧩 Applicazione nella vita quotidiana

Se oggi senti che le tue preghiere non producono nulla – ricordati:
La risposta di Dio spesso inizia con la sua presenza, non con il cambiamento.

Abbi il coraggio di esprimere il tuo lamento a Dio – ma resta in dialogo con Lui.

Quando non puoi più fare nulla – confida nel “Io voglio” di Dio.

Prendi le promesse di Dio come personali:
“Io ti condurrò… ti salverò… ti riscatterò…”

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Conclusione

La disperazione di Mosè era reale – e Dio non rispose con rabbia, ma con una promessa.
Gli ricordò: “Io sono il SIGNORE.” Queste parole valgono anche per noi.
Sono un’àncora nella sofferenza, un ponte nella valle della delusione.

Qualunque cosa tu stia attraversando – il “Io” divino rimane.
Sostiene. Salva. Ama. E mantiene ciò che promette.

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💭 Pensiero del giorno

“Quando non puoi fare più nulla – ricordati di ciò che Dio ha già fatto.”

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✍️ Illustrazione – “Io sono qui – anche se non mi vedi”

Personaggi:

  • Personaggio principale: Leonie, 34 anni, assistente sociale appassionata

  • Personaggi secondari: Tarek (adolescente), Anna (migliore amica), Don Giovanni


🕯 Capitolo 1 – La caduta

Leonie era sempre quella dal cuore aperto. Quella che ascoltava quando gli altri tacevano. Quella che credeva ancora nelle persone che tutti avevano ormai abbandonato.
Assistente sociale in un quartiere difficile, da anni lottava per i giovani, per le seconde possibilità, per il futuro.

Uno di loro era Tarek. 17 anni, arrabbiato, intelligente, deluso dal sistema. Leonie credeva in lui. Aveva investito tempo, trovato uno stage, combattuto con insegnanti, servizi sociali, perfino con sua madre.

Poi arrivò quella telefonata.

Tarek era stato arrestato.
Rapina. Coltello. Un passante ferito.

Leonie rimase seduta in ufficio, fissando il muro. Il caffè si era raffreddato. Il suo cuore era vuoto.

“Perché, Dio? Perché proprio ora? Ho fatto tutto il possibile…”


🌧 Capitolo 2 – Il dubbio

Nei giorni successivi, il dubbio si insinuò nel cuore di Leonie come nebbia.
Pregava – ma sembrava parlare a una porta chiusa.
Si ricordava della sua vocazione, del momento in cui aveva sentito di essere stata “mandata” da Dio.
E adesso? Tutto ciò che aveva costruito stava crollando.

Ne parlò con Anna, la sua migliore amica:

“Non so più perché continuo. Pensavo che Dio mi avesse affidato Tarek. Ma forse… mi sbagliavo.”

Anna rimase in silenzio. Poi disse con dolcezza:

“Anche Mosè si è chiesto perché Dio lo avesse mandato, quando tutto peggiorava…”

Leonie la guardò. “E cosa ha risposto Dio?”

“Non ha spiegato. Ha detto: Io sono il SIGNORE.


🔥 Capitolo 3 – L’incontro

Qualche giorno dopo, Leonie si sedette nella piccola cappella del quartiere. Silenzio assoluto, solo il gocciolio del termosifone.

Non aveva più preghiere, né richieste – solo una frase:

“Signore, se ci sei, dimmi qualcosa. Non ce la faccio più.”

I suoi occhi caddero su un’iscrizione incorniciata sulla parete – l’aveva vista decine di volte, ma quella volta la lesse con occhi nuovi:

“Io sono il SIGNORE. Ho ascoltato il tuo lamento. Ti ho visto. Ti libererò.”
(Ispirato a Esodo 6:5–6)

E improvvisamente, nel vuoto, qualcosa era presente.
Nessun raggio di luce. Nessun tuono.
Solo una certezza silenziosa e profonda:
Non sei sola. Io sono qui. Non ho smesso di agire.


🌅 Capitolo 4 – Segni di grazia

Due settimane dopo, Tarek le scrisse una lettera dal carcere minorile. Scritta a mano. Senza parolacce. Solo parole.

“Leonie. Ho fallito. E tu hai creduto in me.
Non so se posso cambiare. Ma voglio provarci.
Non per te – ma perché per la prima volta credo che forse esiste davvero qualcuno che mi dà una seconda possibilità.”

Leonie piegò lentamente la lettera. Le lacrime le scesero sul viso – non di dolore, ma di speranza silenziosa.

Dio non aveva solo ascoltato il suo lamento – aveva toccato anche il cuore di Tarek.


🌳 Capitolo 5 – Io sono il SIGNORE

Sei mesi dopo, Leonie partecipava a una veglia nel carcere minorile. Tarek si era iscritto a un progetto sociale e stava parlando – di colpa, fallimento e speranza.

Disse:

“Nella mia vita mi hanno dato tanti nomi: fallito. problema. pericolo.
Ma il nome in cui credo oggi è: Io sono il SIGNORE tuo Dio, che ti fa uscire.
È scritto in un libro vecchio. Ma per me… è nuovo.”

Leonie sorrise. Sapeva: il cammino era ancora lungo.
Ma non si sentiva più delusa – si sentiva sostenuta.


💬 Riassunto della storia

Come Mosè, anche Leonie pensava che tutto fosse peggiorato, nonostante stesse seguendo la chiamata di Dio.
Il suo lamento era sincero. La sua disperazione, reale.
Ma proprio lì – nel punto più basso – Dio non rispose con spiegazioni, ma con la sua presenza: “Io sono.”
Quell’esperienza non cambiò subito le circostanze – ma cambiò Leonie. E questo rese possibile il cambiamento.

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