
25 maggio 2025
LETTURA BIBLICA QUOTIDIANA
Genesi 39 – La fedeltà di Giuseppe e il sostegno di Dio
Servizio, tentazione e prova nella casa di Potifar
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Testo biblico – Genesi 39 (Riveduta 1927)
1 Giuseppe fu menato in Egitto; e Potifar, ufficiale di Faraone, capitano delle guardie, un Egiziano, lo comprò da quegl’Ismaeliti, che l’aveano menato quivi.
2 E l’Eterno fu con Giuseppe, il quale prosperava e stava in casa del suo signore, l’Egiziano.
3 E il suo signore vide che l’Eterno era con lui, e che l’Eterno gli faceva prosperare nelle mani tutto quello che intraprendeva.
4 Giuseppe entrò nelle grazie di lui, e attendeva al servizio personale di Potifar, il quale lo fece maggiordomo della sua casa, e gli mise nelle mani tutto quello che possedeva.
5 E da che l’ebbe fatto maggiordomo della sua casa e gli ebbe affidato tutto quello che possedeva, l’Eterno benedisse la casa dell’Egiziano, per amor di Giuseppe; e la benedizione dell’Eterno riposò su tutto quello ch’egli possedeva, in casa e in campagna.
6 Potifar lasciò tutto quello che aveva, nelle mani di Giuseppe; e non s’occupava più di cosa alcuna, tranne del suo proprio cibo. Or Giuseppe era di presenza avvenente e di bell’aspetto.
7 Dopo queste cose avvenne che la moglie del signore di Giuseppe gli mise gli occhi addosso, e gli disse: “Giaciti meco”.
8 Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo signore: “Ecco, il mio signore non s’informa da me di nulla ch’è nella casa, e ha messo nelle mie mani tutto quello che ha;
9 egli stesso non è più grande di me in questa casa; e nulla mi ha divietato, tranne che te, perché sei sua moglie. Come dunque potrei io fare questo gran male e peccare contro Dio?”
10 E bench’ella gliene parlasse ogni giorno, Giuseppe non acconsentì, né a giacersi né a stare con lei.
11 Or avvenne che un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro; e non c’era quivi alcuno della gente di casa;
12 ed essa lo afferrò per la veste, e gli disse: “Giaciti meco”. Ma egli le lasciò in mano la veste e fuggì fuori.
13 E quand’ella vide ch’egli le aveva lasciata la veste in mano e ch’era fuggito fuori,
14 chiamò la gente della sua casa, e le parlò così: “Vedete, ei ci ha menato in casa un Ebreo per pigliarsi giuoco di noi; esso è venuto da me per giacersi meco, ma io ho gridato a gran voce.
15 E com’egli ha udito ch’io alzavo la voce e gridavo, m’ha lasciato qui la sua veste, ed è fuggito fuori”.
16 E si tenne accanto la veste di lui, finché il suo signore non fu tornato a casa.
17 Allora ella gli parlò in questa maniera: “Quel servo ebreo che tu ci hai menato, venne da me per pigliarsi giuoco di me.
18 Ma com’io ho alzato la voce e ho gridato, egli m’ha lasciato qui la sua veste e se n’è fuggito fuori”.
19 Quando il signore di Giuseppe ebbe intese le parole di sua moglie che gli diceva: “Il tuo servo m’ha fatto questo!” l’ira sua s’infiammò.
20 E il signore di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, nel luogo ove si tenevano chiusi i carcerati del re. Egli fu dunque là in quella prigione.
21 Ma l’Eterno fu con Giuseppe, e spiegò a pro di lui la sua benignità, cattivandogli le grazie del governatore della prigione.
22 E il governatore della prigione affidò alla sorveglianza di Giuseppe tutti i detenuti ch’erano nella carcere; e nulla si faceva quivi senza di lui.
23 Il governatore della prigione non rivedeva niente di quello ch’era affidato a lui, perché l’Eterno era con lui, e l’Eterno faceva prosperare tutto quello ch’egli intraprendeva.
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Introduzione
Questo capitolo mostra come Giuseppe, nonostante le avversità — la schiavitù, la falsa accusa e il carcere —, sperimentò costantemente la presenza e la guida di Dio. Il suo servizio esemplare, la sua fermezza nella tentazione e la sua incrollabile fiducia in Dio dimostrano come la benedizione scorra attraverso l’ubbidienza fedele.
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Commento
1.La benedizione di Dio nel servizio (versetti 2–6)
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Contesto: Giuseppe è messo a capo della casa di Potifar e riceve la benedizione di Dio in ogni sua opera.
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Significato: Quando Dio è con noi, concede successo e grazia, indipendentemente dalla nostra posizione.
2.Tentazione allʼimpurità (versetti 7–12)
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Contesto: La moglie di Potifar tenta quotidianamente Giuseppe di peccare con lei.
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Risposta di Giuseppe: Rifiuto fermo, per rispetto del padrone e per timore di peccare contro Dio.
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Lezione: L’integrità protegge dai compromessi; il timore di Dio è una bussola interiore.
3.Falsa accusa e carcere (versetti 13–20)
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Contesto: La moglie di Potifar inventa una storia e fa gettare Giuseppe in prigione.
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Conflitto: L’ingiustizia colpisce il giusto, un tema ricorrente negli eroi biblici.
4.La cura di Dio nel carcere (versetti 21–23)
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Contesto: Anche in prigione Giuseppe è benedetto; il carceriere gli affida tutti i detenuti.
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Conclusione: La presenza di Dio si manifesta non solo nel successo, ma soprattutto nelle prove.
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Riassunto
Giuseppe sperimenta la benedizione di Dio nella casa di Potifar, rimane fedele durante una forte tentazione e viene ingiustamente incarcerato. Eppure, anche lì, la mano di Dio lavora, procurandogli favore presso il carceriere. La fedeltà di Dio accompagna il credente in ogni circostanza — sia nell’ascesa che nella caduta.
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Messaggio per noi oggi
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Dio sostiene i servitori fedeli: al lavoro, in famiglia o in chiesa — chi confida in Dio non sarà mai abbandonato, anche nelle avversità.
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L’integrità ripaga: una vita guidata dal timore di Dio e dalla chiarezza morale previene decisioni compromesse e rimpianti.
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Le prove sono il palcoscenico dell’opera divina: la fedeltà di Dio spesso si rivela più luminosa nel mezzo delle crisi.
Applicazione pratica:
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Valutiamo ogni decisione in base a ciò che onora Dio, non ai desideri o ai piaceri immediati.
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Confidiamo nella cura di Dio anche nelle stagioni difficili e cerchiamo opportunità per condividere con altri la Sua fedeltà.
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Preghiamo come Giuseppe: per saggezza, fermezza e la certezza che Dio conduce ogni cosa al bene (Romani 8:28).
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25 – 31 maggio 2025
LETTURA SETTIMANALE DELLO SPIRITO DI PROFEZIA
Ellen G. White │ Patriarchi e Profeti – Capitolo 7
Il diluvio
Leggi qui online
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Introduzione
In un mondo un tempo di bellezza paradisiaca, regnavano profonda corruzione: idolatria, violenza e decadenza morale avevano sopraffatto la fiducia nel Creatore. Quando Dio vide che “ogni inclinazione dei pensieri del loro cuore era soltanto malvagia continuamente” (Genesi 6:5), annunciò un giudizio universale mediante le acque e insieme preparò una via di salvezza: l’Arca di Noè.
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Commento
1.Lo stato letale della Terra
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Corrotta da idolatria e auto-divinizzazione
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Adulterio, violenza e licenziosità: violazione dell’ordine divino della vita
2.La missione di Noè e il periodo di preparazione
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120 anni di costruzione dell’Arca come monito vivente
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Predicazione di conversione e invito alla salvezza
3.Il soccorso divino per Noè e la sua famiglia
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L’Arca come simbolo di grazia divina e obbedienza
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Chiusura della porta: fine di ogni opportunità di ravvedimento
4.Il giorno del giudizio nel Diluvio
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Rottura delle sorgenti sotterranee e apertura delle finestre del cielo
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Distruzione degli impenitenti, salvezza dei giusti
5.Tipo del giudizio finale
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Paralleli tra il tempo di Noè e gli ultimi giorni (Mt 24:38–39; 2 Pt 3)
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L’avvertimento e l’invito restano validi fino al ritorno di Cristo
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Riassunto
L’umanità pre-diluviana abusò dei doni di Dio e della vita stessa, negò il Creatore e forgiò la propria rovina nel peccato. Dio rese noto il Suo giudizio a Noè, offrendo al contempo salvezza a lui e alla sua famiglia mediante la costruzione dell’Arca. Chi accolse il richiamo di Dio fu preservato; chi rimase nella ribellione fu sommerso dal giudizio. Il Diluvio mostra tanto la giustizia santa di Dio quanto la Sua misericordia per chi crede e obbedisce.
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Messaggio per noi oggi
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Vigilanza e ravvedimento: Come ai tempi di Noè, anche il nostro cuore può essere facilmente catturato da egoismo e sregolatezza. L’avvertimento di Dio ci chiama alla conversione e a una vita santa.
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Obbedienza è salvezza: Chi ascolta la voce di Dio e percorre il Suo cammino trova salvezza non per merito proprio, ma per grazia.
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Parallelo escatologico: Il Diluvio è un monito per il futuro giudizio di Cristo. Prepariamoci vivendo la fede, evitando il peccato e condividendo con altri il messaggio salvifico.