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Serie QUELQUES PRINCIPES DE PROPHÉTIE con il Pastore Mark Finley  |
Lezione 7.Le basi per la profezia  |
La gloria di Dio e la chiamata alla proclamazione – Uno sguardo dietro il velo dell’eternità  |

La Lezione 7 ci conduce nel cuore della profezia biblica – non come semplice visione del futuro, ma come incontro con il Dio vivente. Quando Dio si rivela, non lo fa primariamente per trasmettere informazioni, ma per trasformare i cuori. I profeti della Bibbia furono prima cambiati e solo poi inviati – come Isaia, che nel fulgore della santità divina riconobbe la propria peccaminosità. I cherubini, simboli di vicinanza e maestà di Dio, ci ricordano che la vera profezia nasce dalla sua presenza. In un mondo pieno di voci, questa lezione ci invita a riascoltare quella voce che proviene dal trono. Solo chi contempla la gloria di Dio può parlarne con credibilità.
Contenuti:
7.1 Eccomi, manda me

Pulito, chiamato, inviato – La risposta di Isaia alla grazia di Dio
La chiamata di Isaia non inizia con la sua disponibilità, ma con un incontro sincero con la santità di Dio. Alla vista della gloria divina riconosce la sua indegnità – un’ammissione che umilia ogni uomo. Ma Dio non lo lascia nel fango del suo peccato: un carbone ardente tocca le sue labbra e lo purifica, preparandolo al servizio. Questo perdono trasforma tutto: dal timore nasce un cuore disponibile. Le sue parole «Eccomi, inviami!» mostrano che la vera vocazione nasce solo da un cuore purificato. Allo stesso modo, anche noi, purificati per grazia, possiamo rispondere con coraggio al richiamo di Dio.
7.2 I cherubini
I cherubini alla porta di Eden – Custodi della vita, segno di speranza
I due cherubini posti all’ingresso del Giardino di Eden non sono soltanto guardiani, ma un simbolo profetico di speranza. La loro posizione a oriente, pervasa dalla gloria divina, richiama la presenza di Dio nell’Attuale dell’assemblea tra i cherubini. Pur sbarrando l’accesso all’albero della vita, annunciano il futuro ripristino: la via per tornare a Dio non è perduta per sempre. Già nell’espulsione risplendeva la promessa di redenzione – resa visibile dalla luce tra i cherubini. Queste creature annunciano non solo giudizio, ma anche grazia, e indicano Cristo, che avrebbe riaperto quel cammino con il suo sacrificio.
7.3 Come carboni ardenti
Fuoco, ali e gloria – Uno sguardo al trono di Dio
I cherubini, esseri misteriosi intrisi di luce e movimento, compaiono sempre accanto al trono di Dio. Nella visione di Ezechiele ardevano come carboni accesi, rivelando la maestà travolgente di Dio in esilio a Babilonia. Nonostante l’oscurità della loro condizione, questa scena ricorda che il dominio di Dio resta sovrano anche nel caos. Le analogie con Isaia e Giovanni mostrano: la santità di Dio è immutabile, la sua presenza reale, il suo volto al contempo temibile e consolatore. Affrontando questa santità, scopriamo la nostra fragilità e l’urgenza della grazia. I cherubini ci rammentano che Dio è giusto e misericordioso, e che la sua gloria non svanisce nemmeno in esilio.
7.4 Dio in mezzo al suo popolo
Dio al centro – Dalla steppa all’eternità
L’assetto del campo di Israele con la Tenda dell’Incontro al centro non era casuale, ma un messaggio divino: Dio desiderava abitare realmente in mezzo al suo popolo. Ogni tribù aveva il suo posto intorno al santuario – ordinato, connesso, carico di significato. La tradizione rabbinica, che assegna simboli (leone, uomo, bue, aquila) alle tribù, riecheggia sorprendentemente i quattro esseri viventi di Ezechiele e dell’Apocalisse – come se il cielo fosse già prefigurato nel deserto. Questa struttura si ritrova nel Nuovo Gerusalemme, dove Dio dimora al centro e il suo popolo gli è raccolto intorno. Anche oggi Dio ci chiama a porlo al centro della nostra vita: la vera vicinanza nasce non da un ordine geografico, ma da dedizione, adorazione e comunità concreta.
7.5 La caduta di Lucifero
Dal trono alla rovina – L’orgoglio di Lucifero e la vittoria di Cristo
La caduta di Lucifero è una delle tragedie più profonde della creazione: da cherubino coprente del trono, precipitato per orgoglio e autoesaltazione, precipitò nella ribellione. Ezechiele e Isaia descrivono il suo crollo come un passaggio dalla luce alle tenebre, dal canto di lode all’accusa. In netto contrasto, in Apocalisse 14 vediamo i redenti, salvati dal sangue di Cristo, in piedi sul monte Sion – dove un tempo stava Lucifero. La grazia di Dio è tanto grande che i peccatori perdonati non solo vengono riabilitati, ma elevati a eredi, colmando la voragine aperta dalla caduta degli angeli. Questa grazia ci impegna: il nostro compito è portare questo Vangelo a tutte le nazioni, con chiarezza, umiltà e passione.
7.6 Riassunto
Quando il cielo tocca la terra – La voce di Dio nella profezia
La Lezione 7 mette in luce i fondamenti profetici che testimoniano la vicinanza, la santità e l’amore di Dio. Partendo dalla chiamata di Isaia, comprendiamo che la vera profezia scaturisce sempre dall’incontro con la gloria di Dio e dall’esperienza del perdono. I cherubini – guardiani del santuario e simboli della presenza divina – percorrono l’intera profezia biblica, rivelando il desiderio di Dio di stare in mezzo a noi. Dal giardino di Eden all’Apocalisse, vediamo: Dio si rivela per salvare, non per distruggere. La caduta di Lucifero ci ammonisce sulle conseguenze dell’orgoglio, mentre i redenti, richiamati dall’Agnello, ritornano al trono. La profezia non è un esercizio fine a sé stesso, ma l’invito di Dio a udire la sua voce – e a seguirla.
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