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Il messaggio di Giacomo è uno degli insegnamenti centrali del Nuovo Testamento e sottolinea in particolare il legame tra fede e opere. La lettera di Giacomo è rivolta ai cristiani che vivono tra prove e tentazioni, e li incoraggia a mostrare una fede pratica, viva e vissuta.
1.La fede deve manifestarsi attraverso le opere
Giacomo sottolinea che una fede autentica deve manifestarsi attraverso le azioni. Egli scrive:
«Così anche la fede, se non ha opere, è morta in se stessa.» (Giacomo 2,17)
Questo non significa che siamo giustificati dalle opere, ma che una fede viva porta automaticamente frutti. Giacomo utilizza l’esempio di Abramo e di Rahab per dimostrare che la loro fede si è manifestata nelle loro azioni (Giacomo 2,21-25).
2.La costanza nelle prove
La lettera di Giacomo inizia con un invito a gioire nelle prove, perché esse rafforzano la fede:
«Fratelli miei, ritenete motivo di grande gioia quando dovete affrontare varie prove, sapendo che la prova della vostra fede produce perseveranza.» (Giacomo 1,2-3)
Questo dimostra che le prove sono un mezzo attraverso il quale Dio forma il carattere e approfondisce la fede.
3.Richiedere la saggezza di Dio
Giacomo esorta a cercare la saggezza di Dio:
«Se qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio, il quale dona a tutti generosamente e senza far riprove, e essa gli sarà data.» (Giacomo 1,5)
Questa saggezza si manifesta in uno stile di vita umile e giusto.
4.Il potere della lingua
Un altro tema forte in Giacomo è il controllo della lingua. Egli mette in guardia dicendo che la lingua è come un piccolo fuoco che può causare enormi danni (Giacomo 3,5-6). Invece, i cristiani devono scegliere le loro parole con attenzione e astenersi da calunnie e litigi.
5.Umiltà e dipendenza da Dio
Giacomo insegna che l’orgoglio e la presunzione sono pericolosi. Egli invita a sottomettersi umilmente a Dio:
«Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi. Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi.» (Giacomo 4,7-8)
Questo dimostra che un cuore umile è la chiave per una vera comunione con Dio.
6.Il rapporto con la ricchezza e la giustizia sociale
Giacomo mette in guardia i ricchi contro il porre la loro fiducia nelle loro ricchezze:
«Ricchi, piangete e gridate per le miserie che vi attenderanno!» (Giacomo 5,1)
Egli critica l’ingiustizia sociale e invita i cristiani a difendere i poveri e i bisognosi.
7.Il potere della preghiera
Infine, Giacomo sottolinea l’importanza della preghiera:
«Qualcuno tra di voi è malato? Chiami gli anziani della chiesa e preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore.» (Giacomo 5,14)
La preghiera di un uomo giusto ha un grande potere (Giacomo 5,16).
Conclusione
Il messaggio della lettera di Giacomo è un richiamo a una cristianità pratica. Esso dimostra che la fede non è solo teoria, ma deve essere una realtà vissuta. Giacomo ci sfida a manifestare la nostra fede attraverso opere, obbedienza, umiltà e preghiera. Il suo messaggio è attuale oggi come lo era allora: una fede viva si manifesta in una vita che serve Dio e il prossimo.

 

5.Marzo 2025
Lettura quotidiana della Bibbia – Giacomo Cap.1
1 Giacomo, servitore di Dio e del Signor Gesù Cristo, alle dodici tribù che sono nella dispersione, salute.
2 Fratelli miei, considerate come argomento di completa allegrezza le prove svariate in cui venite a trovarvi,
3 sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.
4 E la costanza compia appieno l’opera sua in voi, onde siate perfetti e completi, di nulla mancanti.
5 Che se alcuno di voi manca di sapienza, la chiegga a Dio che dona a tutti liberalmente senza rinfacciare, e gli sarà donata.
6 Ma chiegga con fede, senza star punto in dubbio; perché chi dubita è simile a un’onda di mare, agitata dal vento e spinta qua e là.
7 Non pensi già quel tale di ricever nulla dal Signore,
8 essendo uomo d’animo doppio, instabile in tutte le sue vie.
9 Or il fratello d’umil condizione si glori della sua elevazione;
10 e il ricco, della sua umiliazione, perché passerà come fior d’erba.
11 Il sole si leva col suo calore ardente e fa seccare l’erba, e il fiore d’essa cade, e la bellezza della sua apparenza perisce; così anche il ricco appassirà nelle sue imprese.
12 Beato l’uomo che sostiene la prova; perché, essendosi reso approvato, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che l’amano.
13 Nessuno, quand’è tentato, dica: Io son tentato da Dio; perché Dio non può esser tentato dal male, né Egli stesso tenta alcuno;
14 ma ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo adesca.
15 Poi la concupiscenza avendo concepito partorisce il peccato; e il peccato, quand’è compiuto, produce la morte.
16 Non errate, fratelli miei diletti;
17 ogni donazione buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto, discendendo dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c’è variazione né ombra prodotta da rivolgimento.
18 Egli ci ha di sua volontà generati mediante la parola di verità, affinché siamo in certo modo le primizie delle sue creature.
19 Questo lo sapete, fratelli miei diletti; ma sia ogni uomo pronto ad ascoltare, tardo al parlare, lento all’ira;
20 perché l’ira dell’uomo non mette in opra la giustizia di Dio.
21 Perciò, deposta ogni lordura e resto di malizia, ricevete con mansuetudine la Parola che è stata piantata in voi, e che può salvare le anime vostre.
22 Ma siate facitori della Parola e non soltanto uditori, illudendo voi stessi.
23 Perché, se uno è uditore della Parola e non facitore, è simile a un uomo che mira la sua natural faccia in uno specchio;
24 e quando s’è mirato se ne va, e subito dimentica qual era.
25 Ma chi riguarda bene addentro nella legge perfetta, che è la legge della libertà, e persevera, questi, non essendo un uditore dimentichevole ma facitore dell’opera, sarà beato nel suo operare.
26 Se uno pensa d’esser religioso, e non tiene a freno la sua lingua ma seduce il cuor suo, la religione di quel tale è vana.
27 La religione pura e immacolata dinanzi a Dio e Padre è questa: visitar gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo.
Riveduta 1927. Public Domain

 

Commento
Introduzione
La lettera di Giacomo è un scritto pratico e diretto, rivolto ai cristiani che si trovano ad affrontare varie prove. Già nel primo capitolo, Giacomo esorta i suoi lettori a mantenere fede e pazienza nelle tentazioni, a implorare la saggezza di Dio e a essere attuatori della Parola. Egli sottolinea in particolare che la vera pietà non consiste solamente nell’ascoltare, ma nel compiere opere. In questo capitolo emerge chiaramente che Dio non tenta nessuno al male, bensì le tentazioni nascono dai propri desideri. Allo stesso tempo, Giacomo insegna che la fede autentica deve manifestarsi in una vita di santità e amore attivo.
Commento
1.Il cristiano nelle prove (vv. 1-12)
Giacomo inizia con un invito paradossale: «Considerate come motivo di gioia, fratelli miei, quando dovete affrontare varie prove» (v. 2). Egli non vede le prove come ostacoli, ma come strumenti per sviluppare la pazienza e la maturità spirituale. I cristiani non devono lasciarsi scoraggiare dalle circostanze esterne, bensì chiedere a Dio la saggezza (v. 5). Tuttavia, questa saggezza viene data solo a coloro che la richiedono con fede e senza dubitare (vv. 6-8). Giacomo ricorda che la vera grandezza non risiede nella ricchezza, poiché essa è effimera come l’erba del campo (vv. 9-11). Coloro che rimangono saldi saranno premiati con la corona della vita (v. 12).
2.L’origine della tentazione (vv. 13-18)
Qui viene chiarito un equivoco fondamentale: Dio non tenta nessuno al male (v. 13). La tentazione nasce dal desiderio personale e può infine condurre al peccato e alla morte (vv. 14-15). Questo ammonimento evidenzia il pericolo di cedere ai propri desideri. Allo stesso tempo, Giacomo richiama la bontà di Dio: ogni dono perfetto viene dall’alto, dal Padre delle luci, che non cambia (v. 17). Ciò dimostra la fedeltà e la costanza di Dio, in contrasto con l’instabilità delle tentazioni umane.
3.Ascoltatori e attuatori della Parola (vv. 19-27)
Un tema centrale nella lettera di Giacomo è che la fede deve manifestarsi attraverso le opere. Egli esorta ad essere pronti ad ascoltare, lenti a parlare e lenti all’ira (vv. 19-20). La vera fede non si manifesta nel semplice ascolto, ma nell’obbedienza alla Parola di Dio (v. 22). Chi ascolta soltanto, senza agire, è come una persona che si guarda allo specchio e subito dimentica il proprio aspetto (vv. 23-24). Al contrario, chi osserva la legge della libertà sarà benedetto (v. 25).
Un autentico culto non consiste in rituali esteriori, ma nell’amore pratico: aiutare gli orfani e le vedove nelle loro necessità e mantenersi integri dal mondo (v. 27). Questo è un appello potente a una pietà autentica e concreta.
Riassunto
Il capitolo 1 di Giacomo insegna che la fede deve manifestarsi attraverso la costanza, la saggezza e le opere.
  • Fede e prove: I cristiani devono considerare le tentazioni come opportunità di crescita spirituale e fare affidamento sulla saggezza di Dio.
  • L’origine della tentazione: Dio non tenta nessuno al male – le tentazioni sorgono dai desideri personali.
  • La fede in azione: La vera pietà si manifesta attraverso le opere, e non soltanto ascoltando la Parola.
Il capitolo si conclude con un chiaro invito: un culto puro significa prendersi cura dei bisognosi e condurre una vita santificata. Giacomo ci sfida così a vivere concretamente la nostra fede e a testimoniarla attraverso il nostro comportamento.

 

 

Lettura settimanale dello Spirito della Profezia – Ellen White | La via migliore
Kapitel 7: Diventare discepoli del Cristo

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Commento
Introduzione
Il capitolo 7 tratta della verità fondamentale che una vera conversione non si manifesta solo attraverso azioni esteriori, ma in un cambiamento interiore e profondo del cuore. La fede in Cristo genera una nuova creazione, che non nasce dall’impegno umano, ma dall’azione dello Spirito Santo. Mentre alcuni cristiani non sono in grado di indicare l’esatto momento della loro conversione, la sua autenticità si rivela in un nuovo modo di vivere. L’amore per Dio, un cuore trasformato e un’obbedienza crescente alla Sua Parola sono prove dell’appartenenza a Dio come figli. Questo capitolo ci introduce al significato di una vita autenticamente plasmata da Cristo e dimostra che la vera discepolanza non si caratterizza solo con opere esteriori, ma con una relazione profonda e vivente con Dio.
Commento: Le caratteristiche dell’appartenenza a Dio
  1. La nuova creazione attraverso Cristo (2 Corinzi 5,17)
    Le Sacre Scritture descrivono la nuova nascita come una completa ricreazione dell’uomo:
    «Perciò, se uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate.»
    Questo significa che una vera conversione produce un cambiamento profondo del cuore che si manifesta non solo in forme esteriori, ma in tutto il nostro pensare, sentire e agire.
    • L’azione dello Spirito Santo non è sempre percepibile o visibile, ma può essere paragonata al vento (Giovanni 3,8).
    • Questo cambiamento interiore si evidenzia in un nuovo atteggiamento verso il peccato, in un crescente desiderio di santità e in un profondo amore per Dio.
    • Un cuore trasformato porta i frutti dello Spirito:
      «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Galati 5,22).
  2. La vera prova della fede: Dove sta il nostro cuore?
    Una vita morale esteriormente corretta da sola non dimostra una vera rinascita. Anche per orgoglio o per riconoscimento sociale, una persona può essere considerata “brava”. Tuttavia, la vera appartenenza a Dio si manifesta attraverso le seguenti domande:
    • Chi possiede il nostro cuore?
    • Di cosa amiamo parlare di più?
    • A chi appartengono i nostri pensieri e i nostri sentimenti più profondi?
      Un vero discepolo di Cristo orienta la sua vita verso di Lui; ama ciò che Cristo ama e odia ciò che Egli odia. L’amore divino è la forza motrice di ogni azione.
  3. Il pericolo degli errori riguardo alla fede e all’obbedienza
    Esistono due errori principali da cui i cristiani devono tenersi a bada:
    • L’errore della giustificazione per le opere: credere che si possa giustificarsi davanti a Dio con i propri sforzi. La Bibbia chiarisce:
      «Tutte le opere che compiamo senza Cristo sono macchiate da egoismo e peccato.»
      Siamo salvati soltanto per grazia di Cristo.
    • L’errore della fede senza la legge: credere che la grazia liberi l’uomo dall’osservanza della legge divina. Tuttavia, la vera fede conduce all’obbedienza:
      «Questo è l’amore di Dio, che osserviamo i suoi comandamenti» (1 Giovanni 5,3).
      Cristo non ci offre solo il perdono, ma anche la forza di vivere secondo la Sua volontà. La legge non è un mezzo per la salvezza, ma l’espressione dell’amore divino.
  4. La vera base della salvezza
    Nessun essere umano può salvarsi per la propria giustizia. Tuttavia, Cristo ci offre la Sua giustizia:
    • Egli ha vissuto una vita perfetta e ha adempiuto la legge di Dio al nostro posto.
    • Con la Sua morte, ha portato i nostri peccati su di Sé.
    • Per mezzo della fede, la Sua giustizia ci è imputata.
      Ciò significa:
      «La natura del Cristo prende il posto della nostra natura; perciò siamo accettati da Dio.»
      Il cambiamento in Cristo è un processo quotidiano di dedizione e rinnovamento.
  5. La vera fede conduce all’obbedienza
    La fede salvifica non è solo un’assenso intellettuale alla verità, ma una fiducia che trasforma la nostra vita.
    «La fede senza le opere è morta» (Giacomo 2,17).
    • I veri figli di Dio sono riconosciuti dalle loro opere di giustizia.
    • L’obbedienza non è il mezzo per la salvezza, ma il frutto di un cuore rinnovato.
    • Più ci avviciniamo a Cristo, più riconosciamo la nostra stessa imperfezione – questo è un segno di autentica santificazione.
      Un cristiano non vive nell’illegalità, ma «cammina come Egli ha camminato» (1 Giovanni 2,6).
Riepilogo: Le caratteristiche di un vero figlio di Dio
Il capitolo 7 descrive la vera natura della conversione e dimostra che l’appartenenza a Dio non è solo una forma esteriore, ma implica un profondo cambiamento del cuore. Un uomo rinnovato non si manifesta attraverso occasionali buone azioni, ma per un cambiamento costante del proprio essere.
  • La nuova nascita per mezzo dello Spirito Santo si manifesta in nuove priorità, un nuovo amore per Dio e nuovi valori.
  • I veri seguaci di Cristo orientano il loro cuore, i loro pensieri e la loro vita verso di Lui.
  • Fede e obbedienza sono indissolubili: la fede in Cristo produce un modo di vivere in armonia con la volontà di Dio.
Questo capitolo ci invita a esaminare il nostro stesso cuore:
La nostra vita è in accordo con Cristo? Amiamo Dio con tutto il nostro cuore? I nostri pensieri, parole e azioni testimoniano che siamo Suoi figli?
Solo attraverso una relazione profonda e quotidiana con Gesù possiamo sperimentare un vero cambiamento e dimostrare la nostra appartenenza a Dio.

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