17 minuti 1 mese
2.Marzo 2025
Lettura quotidiana della Bibbia – Ebrei Cap.11
1 Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono.
2 Infatti, per essa fu resa buona testimonianza agli antichi.
3 Per fede intendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; cosicché le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti.
4 Per fede Abele offerse a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo d’essa gli fu resa testimonianza ch’egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo d’essa, benché morto, egli parla ancora.
5 Per fede Enoc fu trasportato perché non vedesse la morte; e non fu più trovato, perché Dio l’avea trasportato; poiché avanti che fosse trasportato fu di lui testimoniato ch’egli era piaciuto a Dio.
6 Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi s’accosta a Dio deve credere ch’Egli è, e che è il rimuneratore di quelli che lo cercano.
7 Per fede Noè, divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, mosso da pio timore, preparò un’arca per la salvezza della propria famiglia; e per essa fede condannò il mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha mediante la fede.
8 Per fede Abramo, essendo chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo ch’egli avea da ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava.
9 Per fede soggiornò nella terra promessa, come in terra straniera, abitando in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa,
10 perché aspettava la città che ha i veri fondamenti e il cui architetto e costruttore è Dio.
11 Per fede Sara anch’ella, benché fuori d’età, ricevette forza di concepire, perché reputò fedele Colui che avea fatto la promessa.
12 E perciò, da uno solo, e già svigorito, è nata una discendenza numerosa come le stelle del cielo, come la rena lungo la riva del mare che non si può contare.
13 In fede moriron tutti costoro, senz’aver ricevuto le cose promesse, ma avendole vedute e salutate da lontano, e avendo confessato che erano forestieri e pellegrini sulla terra.
14 Poiché quelli che dicon tali cose dimostrano che cercano una patria.
15 E se pur si ricordavano di quella ond’erano usciti, certo avean tempo di ritornarvi.
16 Ma ora ne desiderano una migliore, cioè una celeste; perciò Iddio non si vergogna d’esser chiamato il loro Dio, poiché ha preparato loro una città.
17 Per fede Abramo, quando fu provato, offerse Isacco; ed egli, che avea ricevuto le promesse, offerse il suo unigenito: egli, a cui era stato detto:
18 E’ in Isacco che ti sarà chiamata una progenie,
19 ritenendo che Dio è potente anche da far risuscitare dai morti; ond’è che lo riebbe per una specie di risurrezione.
20 Per fede Isacco diede a Giacobbe e ad Esaù una benedizione concernente cose future.
21 Per fede Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figliuoli di Giuseppe, e adorò appoggiato in cima al suo bastone.
22 Per fede Giuseppe, quando stava per morire, fece menzione dell’esodo de’ figliuoli d’Israele, e diede ordini intorno alle sue ossa.
23 Per fede Mosè, quando nacque, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché vedevano che il bambino era bello; e non temettero il comandamento del re.
24 Per fede Mosè, divenuto grande, rifiutò d’esser chiamato figliuolo della figliuola di Faraone,
25 scegliendo piuttosto d’esser maltrattato col popolo di Dio, che di godere per breve tempo i piaceri del peccato;
26 stimando egli il vituperio di Cristo ricchezza maggiore de’ tesori d’Egitto, perché riguardava alla rimunerazione.
27 Per fede abbandonò l’Egitto, non temendo l’ira del re, perché stette costante, come vedendo Colui che è invisibile.
28 Per fede celebrò la Pasqua e fece lo spruzzamento del sangue affinché lo sterminatore dei primogeniti non toccasse quelli degli Israeliti.
29 Per fede passarono il Mar Rosso come per l’asciutto; il che tentando fare gli Egizi, furono inabissati.
30 Per fede caddero le mura di Gerico, dopo essere state circuite per sette giorni.
31 Per fede Raab, la meretrice, non perì coi disubbidienti, avendo accolto le spie in pace.
32 E che dirò di più? poiché il tempo mi verrebbe meno se narrassi di Gedeone, di Barac, di Sansone, di Jefte, di Davide, di Samuele e dei profeti,
33 i quali per fede vinsero regni, operarono giustizia, ottennero adempimento di promesse, turaron le gole di leoni,
34 spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, guarirono da infermità, divennero forti in guerra, misero in fuga eserciti stranieri.
35 Le donne ricuperarono per risurrezione i loro morti; e altri furon martirizzati non avendo accettata la loro liberazione affin di ottenere una risurrezione migliore;
36 altri patirono scherni e flagelli, e anche catene e prigione.
37 Furon lapidati, furon segati, furono uccisi di spada; andarono attorno coperti di pelli di pecora e di capra; bisognosi, afflitti,
38 maltrattati (di loro il mondo non era degno), vaganti per deserti e monti e spelonche e per le grotte della terra.
39 E tutti costoro, pur avendo avuto buona testimonianza per la loro fede, non ottennero quello ch’era stato promesso,
40 perché Iddio aveva in vista per noi qualcosa di meglio, ond’essi non giungessero alla perfezione senza di noi.
Riveduta 1927. Public Domain

 

Commento
Introduzione
Il capitolo 11 degli Ebrei è spesso definito il «capitolo della fede» della Bibbia, in quanto contiene un’impressionante lista di eroi della fede dell’Antico Testamento. L’autore dimostra che la fede non è solo una convinzione astratta, ma si manifesta in azioni concrete. Attraverso la fede, gli «antichi» hanno gradito a Dio e hanno mantenuto le Sue promesse, anche se non hanno sempre visto il loro compimento. In un mondo pieno di incertezze, questo capitolo ci incoraggia a confidare nelle promesse di Dio, anche se il loro compimento lo vedremo solo nell’eternità. Esso mostra che la fede significa aspirare a una patria celeste che Dio ha preparato per i Suoi figli. Questo capitolo ci invita a intraprendere il nostro cammino di fede con fiducia e obbedienza.
Commento: Le caratteristiche dell’appartenenza a Dio
  1. La nuova creazione per mezzo di Cristo (2 Corinzi 5,17)
    Le Sacre Scritture descrivono la nuova nascita come una trasformazione completa dell’uomo: «Perciò, se qualcuno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate.» Questo significa che una vera conversione produce un cambiamento profondo nel cuore, che si manifesta non solo in forme esteriori, ma in tutto il nostro modo di pensare, sentire e agire.
    • L’azione dello Spirito Santo non è sempre percepibile o visibile, ma può essere paragonata al vento (Giovanni 3,8).
    • Questo cambiamento interiore si traduce in un nuovo atteggiamento verso il peccato, in un desiderio crescente di santità e in un amore profondo per Dio.
    • Un cuore trasformato porta i frutti dello Spirito: «amore, gioia, pace, pazienza, benignità, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Galati 5,22).
  2. La vera prova della fede: dove sta il nostro cuore?
    Una vita morale esteriore da sola non dimostra una vera rinascita. Una persona può essere «brava» per orgoglio o per riconoscimento sociale. Tuttavia, la vera appartenenza a Dio si manifesta ponendosi domande come:
    • Chi possiede il nostro cuore?
    • Di cosa amiamo parlare di più?
    • A chi appartengono i nostri pensieri e i nostri sentimenti più profondi?
      Un vero discepolo di Cristo orienta la sua vita verso di Lui, ama ciò che Cristo ama e odia ciò che Egli odia. L’amore divino è la forza motrice di ogni azione.
  3. Il pericolo degli errori riguardo fede e obbedienza
    Esistono due errori principali da cui i cristiani devono proteggersi:
    • L’errore della giustificazione per le opere: credere di potersi giustificare davanti a Dio con i propri sforzi. La Bibbia sottolinea: «Tutte le opere che compiamo senza Cristo sono macchiate da egoismo e peccato.» Siamo salvati solo per grazia di Cristo.
    • L’errore della fede senza legge: credere che la grazia liberi l’uomo dall’osservanza della legge divina. Tuttavia, la vera fede conduce all’obbedienza: «Questo è l’amore di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti» (1 Giovanni 5,3).
      Il Cristo non ci offre solo il perdono, ma anche la forza di vivere secondo la Sua volontà. La legge non è un mezzo di salvezza, ma l’espressione dell’amore divino.
  4. La vera base della salvezza
    Nessun essere umano può salvarsi per le proprie opere. Tuttavia, il Cristo ci offre la Sua giustizia:
    • Egli ha vissuto una vita perfetta e ha adempiuto la legge di Dio al nostro posto.
    • Con la Sua morte, ha portato i nostri peccati su di Sé.
    • Per mezzo della fede, la Sua giustizia ci è imputata.
      Ciò significa: «La natura del Cristo prende il posto della nostra natura; perciò siamo accettati da Dio.» Il cambiamento in Cristo è un processo quotidiano di dedizione e rinnovamento.
  5. La vera fede conduce all’obbedienza
    La fede salvifica non è soltanto un’assenso intellettuale alla verità, ma una fiducia che trasforma la nostra vita. «La fede senza le opere è morta» (Giacomo 2,17).
    • I veri figli di Dio sono riconosciuti dalle loro opere di giustizia.
    • L’obbedienza non è il mezzo di salvezza, ma il frutto di un cuore rinnovato.
    • Più ci avviciniamo a Cristo, più riconosciamo la nostra imperfezione – segno di una vera santificazione.
      Un cristiano non vive nell’illegalità, ma «cammina come Egli ha camminato» (1 Giovanni 2,6).
Riepilogo: Le caratteristiche di un vero figlio di Dio
Il capitolo 7 descrive la vera natura della conversione e dimostra che l’appartenenza a Dio non è solo una forma esteriore, ma implica un profondo cambiamento del cuore. Una persona rinnovata non si distingue per occasionali buone azioni, ma per un cambiamento costante del proprio essere.
  • La nuova nascita per mezzo dello Spirito Santo si manifesta in nuove priorità, in un nuovo amore per Dio e in nuovi valori.
  • I veri seguaci di Cristo orientano il loro cuore, i loro pensieri e la loro vita verso di Lui.
  • Fede e obbedienza sono indissolubili: la fede in Cristo genera uno stile di vita in armonia con la volontà di Dio.
Questo capitolo ci invita a esaminare il nostro cuore: La nostra vita è in accordo con Cristo? Amiamo Dio con tutto il nostro cuore? I nostri pensieri, parole e azioni testimoniano che siamo Suoi figli? Solo attraverso una relazione profonda e quotidiana con Gesù possiamo sperimentare una vera trasformazione e dimostrare la nostra appartenenza a Dio.

 

 

Lettura settimanale dello Spirito della Profezia – Ellen White | La via migliore
Kapitel 7: Diventare discepoli del Cristo

Leggi online qui

 

Commento
Introduzione
Il capitolo 7 tratta della verità fondamentale che una vera conversione non si manifesta solo attraverso azioni esteriori, ma in un cambiamento interiore e profondo del cuore. La fede in Cristo genera una nuova creazione, che non nasce dall’impegno umano, ma dall’azione dello Spirito Santo. Mentre alcuni cristiani non sono in grado di indicare l’esatto momento della loro conversione, la sua autenticità si rivela in un nuovo modo di vivere. L’amore per Dio, un cuore trasformato e un’obbedienza crescente alla Sua Parola sono prove dell’appartenenza a Dio come figli. Questo capitolo ci introduce al significato di una vita autenticamente plasmata da Cristo e dimostra che la vera discepolanza non si caratterizza solo con opere esteriori, ma con una relazione profonda e vivente con Dio.
Commento: Le caratteristiche dell’appartenenza a Dio
  1. La nuova creazione attraverso Cristo (2 Corinzi 5,17)
    Le Sacre Scritture descrivono la nuova nascita come una completa ricreazione dell’uomo:
    «Perciò, se uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate.»
    Questo significa che una vera conversione produce un cambiamento profondo del cuore che si manifesta non solo in forme esteriori, ma in tutto il nostro pensare, sentire e agire.
    • L’azione dello Spirito Santo non è sempre percepibile o visibile, ma può essere paragonata al vento (Giovanni 3,8).
    • Questo cambiamento interiore si evidenzia in un nuovo atteggiamento verso il peccato, in un crescente desiderio di santità e in un profondo amore per Dio.
    • Un cuore trasformato porta i frutti dello Spirito:
      «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Galati 5,22).
  2. La vera prova della fede: Dove sta il nostro cuore?
    Una vita morale esteriormente corretta da sola non dimostra una vera rinascita. Anche per orgoglio o per riconoscimento sociale, una persona può essere considerata “brava”. Tuttavia, la vera appartenenza a Dio si manifesta attraverso le seguenti domande:
    • Chi possiede il nostro cuore?
    • Di cosa amiamo parlare di più?
    • A chi appartengono i nostri pensieri e i nostri sentimenti più profondi?
      Un vero discepolo di Cristo orienta la sua vita verso di Lui; ama ciò che Cristo ama e odia ciò che Egli odia. L’amore divino è la forza motrice di ogni azione.
  3. Il pericolo degli errori riguardo alla fede e all’obbedienza
    Esistono due errori principali da cui i cristiani devono tenersi a bada:
    • L’errore della giustificazione per le opere: credere che si possa giustificarsi davanti a Dio con i propri sforzi. La Bibbia chiarisce:
      «Tutte le opere che compiamo senza Cristo sono macchiate da egoismo e peccato.»
      Siamo salvati soltanto per grazia di Cristo.
    • L’errore della fede senza la legge: credere che la grazia liberi l’uomo dall’osservanza della legge divina. Tuttavia, la vera fede conduce all’obbedienza:
      «Questo è l’amore di Dio, che osserviamo i suoi comandamenti» (1 Giovanni 5,3).
      Cristo non ci offre solo il perdono, ma anche la forza di vivere secondo la Sua volontà. La legge non è un mezzo per la salvezza, ma l’espressione dell’amore divino.
  4. La vera base della salvezza
    Nessun essere umano può salvarsi per la propria giustizia. Tuttavia, Cristo ci offre la Sua giustizia:
    • Egli ha vissuto una vita perfetta e ha adempiuto la legge di Dio al nostro posto.
    • Con la Sua morte, ha portato i nostri peccati su di Sé.
    • Per mezzo della fede, la Sua giustizia ci è imputata.
      Ciò significa:
      «La natura del Cristo prende il posto della nostra natura; perciò siamo accettati da Dio.»
      Il cambiamento in Cristo è un processo quotidiano di dedizione e rinnovamento.
  5. La vera fede conduce all’obbedienza
    La fede salvifica non è solo un’assenso intellettuale alla verità, ma una fiducia che trasforma la nostra vita.
    «La fede senza le opere è morta» (Giacomo 2,17).
    • I veri figli di Dio sono riconosciuti dalle loro opere di giustizia.
    • L’obbedienza non è il mezzo per la salvezza, ma il frutto di un cuore rinnovato.
    • Più ci avviciniamo a Cristo, più riconosciamo la nostra stessa imperfezione – questo è un segno di autentica santificazione.
      Un cristiano non vive nell’illegalità, ma «cammina come Egli ha camminato» (1 Giovanni 2,6).
Riepilogo: Le caratteristiche di un vero figlio di Dio
Il capitolo 7 descrive la vera natura della conversione e dimostra che l’appartenenza a Dio non è solo una forma esteriore, ma implica un profondo cambiamento del cuore. Un uomo rinnovato non si manifesta attraverso occasionali buone azioni, ma per un cambiamento costante del proprio essere.
  • La nuova nascita per mezzo dello Spirito Santo si manifesta in nuove priorità, un nuovo amore per Dio e nuovi valori.
  • I veri seguaci di Cristo orientano il loro cuore, i loro pensieri e la loro vita verso di Lui.
  • Fede e obbedienza sono indissolubili: la fede in Cristo produce un modo di vivere in armonia con la volontà di Dio.
Questo capitolo ci invita a esaminare il nostro stesso cuore:
La nostra vita è in accordo con Cristo? Amiamo Dio con tutto il nostro cuore? I nostri pensieri, parole e azioni testimoniano che siamo Suoi figli?
Solo attraverso una relazione profonda e quotidiana con Gesù possiamo sperimentare un vero cambiamento e dimostrare la nostra appartenenza a Dio.

Visited 3 times, 1 visit(s) today