11 minuti 1 mese
26.Febbraio 2025
Lettura quotidiana della Bibbia – Ebrei Cap.7
1 Poiché questo Melchisedec, re di Salem, sacerdote dell’Iddio altissimo, che andò incontro ad Abramo quand’egli tornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse,
2 a cui Abramo diede anche la decima d’ogni cosa, il quale in prima, secondo la interpretazione del suo nome, è Re di giustizia, e poi anche Re di Salem, vale a dire Re di pace,
3 senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fin di vita, ma rassomigliato al Figliuol di Dio, questo Melchisedec rimane sacerdote in perpetuo.
4 Or considerate quanto grande fosse colui al quale Abramo, il patriarca, dette la decima del meglio della preda.
5 Or quelli d’infra i figliuoli di Levi che ricevono il sacerdozio, hanno bensì ordine, secondo la legge, di prender le decime dal popolo, cioè dai loro fratelli, benché questi siano usciti dai lombi d’Abramo;
6 quello, invece, che non è della loro stirpe, prese la decima da Abramo e benedisse colui che avea le promesse!
7 Ora, senza contraddizione, l’inferiore è benedetto dal superiore;
8 e poi, qui, quelli che prendon le decime son degli uomini mortali; ma là le prende uno di cui si attesta che vive.
9 E, per così dire, nella persona d’Abramo, Levi stesso, che prende le decime, fu sottoposto alla decima;
10 perch’egli era ancora ne’ lombi di suo padre, quando Melchisedec incontrò Abramo.
11 Ora, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico (perché su quello è basata la legge data al popolo), che bisogno c’era ancora che sorgesse un altro sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec e non scelto secondo l’ordine d’Aronne?
12 Poiché, mutato il sacerdozio, avviene per necessità anche un mutamento di legge.
13 Difatti, colui a proposito del quale queste parole son dette, ha appartenuto a un’altra tribù, della quale nessuno s’è accostato all’altare;
14 perché è ben noto che il nostro Signore è sorto dalla tribù di Giuda, circa la quale Mosè non disse nulla che concernesse il sacerdozio.
15 E la cosa è ancora vie più evidente se sorge, a somiglianza di Melchisedec,
16 un altro sacerdote che è stato fatto tale non a tenore di una legge dalle prescrizioni carnali, ma in virtù della potenza di una vita indissolubile;
17 poiché gli è resa questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec.
18 Giacché qui v’è bensì l’abrogazione del comandamento precedente a motivo della sua debolezza e inutilità
19 (poiché la legge non ha condotto nulla a compimento); ma v’è altresì l’introduzione d’una migliore speranza, mediante la quale ci accostiamo a Dio.
20 E in quanto ciò non è avvenuto senza giuramento (poiché quelli sono stati fatti sacerdoti senza giuramento,
21 ma egli lo è con giuramento, per opera di Colui che ha detto: Il Signore l’ha giurato e non si pentirà: tu sei sacerdote in eterno),
22 è di tanto più eccellente del primo il patto del quale Gesù è divenuto garante.
23 Inoltre, quelli sono stati fatti sacerdoti in gran numero, perché per la morte erano impediti di durare;
24 ma questi, perché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non si trasmette;
25 ond’è che può anche salvar appieno quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro.
26 E infatti a noi conveniva un sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori ed elevato al disopra de’ cieli;
27 il quale non ha ogni giorno bisogno, come gli altri sommi sacerdoti, d’offrir de’ sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo; perché questo egli ha fatto una volta per sempre, quando ha offerto se stesso.
28 La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a infermità; ma la parola del giuramento fatto dopo la legge costituisce il Figliuolo, che è stato reso perfetto per sempre.
Riveduta 1927. Public Domain

 

Commento
Introduzione:
Il capitolo 7 degli Ebrei si dedica a una profonda riflessione teologica sul sacerdozio di Gesù Cristo, confrontandolo con il sacerdozio levitico e l’ordine di Melchisedec. L’autore dell’Epistola agli Ebrei sostiene che il sacerdozio di Gesù è unico, eterno e superiore. Collegandosi a Melchisedec – un misterioso sacerdote e re – il testo evidenzia la superiorità del nuovo ordine rispetto alla vecchia legge e sottolinea la redenzione definitiva e perfetta operata in Cristo.
Commento:
  1. Melchisedec come tipologia di Cristo (Versetti 1–10)
    • Melchisedec come re e sacerdote:
      Melchisedec è descritto come re di Salem (pace) e sacerdote di Dio, il Sommo. Il suo nome significa “Re della Giustizia” e richiama le qualità che anche Cristo incarna.
    • L’incontro di Abramo con Melchisedec:
      Abramo, il patriarca, offre a Melchisedec la decima, evidenziando così la sua superiorità. Pur essendo Abramo il padre del popolo d’Israele, egli riconosce Melchisedec come guida spirituale superiore.
    • Sacerdozio senza tempo:
      Melchisedec appare “senza padre, senza madre, senza genealogia” – un riferimento alla natura eterna del suo sacerdozio, che prefigura Cristo, che vive in eterno.
  2. Il sacerdozio levitico imperfetto (Versetti 11–19)
    • Perfezione insufficiente attraverso la legge:
      Il sacerdozio levitico non poteva garantire una completa riconciliazione con Dio. La legge rivelava il peccato, ma non poteva apportare una purificazione totale.
    • Cambiamento del sacerdozio e della legge:
      Con Cristo come Sommo Sacerdote, il sacerdozio – e di conseguenza la legge – viene trasformato. Il suo sacerdozio non si basa sull’albero genealogico, ma sulla forza di una vita imperitura.
  3. Il sacerdozio superiore di Gesù secondo l’ordine di Melchisedec (Versetti 20–25)
    • Confermato da un giuramento divino:
      A differenza dei sacerdoti levitici, Cristo è stato istituito da Dio tramite un giuramento divino (versetto 21), sottolineando la solidità e l’autorità del suo sacerdozio.
    • Intercessione eterna:
      Gesù vive in eterno e intercede incessantemente per i credenti. La sua opera non è temporanea, ma permanente e efficace per tutti i tempi.
  4. Il Sommo Sacerdote perfetto (Versetti 26–28)
    • Il carattere immacolato di Cristo:
      Gesù è “sacro, innocente, immacolato” – qualità che lo distinguono dai sacerdoti terreni.
    • Un sacrificio unico:
      Mentre i sacerdoti levitici dovevano offrire sacrifici regolarmente per sé stessi e per il popolo, Cristo si è offerto una volta per tutte.
    • Redenzione perfetta:
      Grazie al suo sacrificio e alla sua intercessione, il credente ha accesso a Dio e una speranza costante nella vita eterna.
Sintesi:
Il capitolo 7 degli Ebrei enfatizza la superiorità del sacerdozio di Gesù rispetto a quello levitico. Attraverso il collegamento con Melchisedec, si chiarisce che Cristo non è un semplice sacerdote nella tradizione di Aronne, bensì un sacerdote eterno, istituito da Dio con un giuramento divino. Il suo sacerdozio non è limitato da vincoli terreni, ma è fondato sulla sua vita imperitura e sul sacrificio perfetto. A differenza dei sacrifici temporanei e imperfetti dell’Antico Patto, Cristo ha creato una riconciliazione definitiva e intercede eternamente per noi. Questo capitolo offre speranza e ci invita a confidare nella redenzione completa operata in Cristo.

 

 

Lettura settimanale dello Spirito della Profezia – Ellen White | La via migliore
Kapitel 6: Il salto della fede

Leggi online qui

 

Commento
Introduzione
Il capitolo 6 ci mostra il percorso dal risveglio della coscienza all’accoglimento dei doni di grazia divina. Attraverso l’azione dello Spirito Santo, veniamo a riconoscere il potere distruttivo, la colpevolezza e la miseria del peccato, che ci separa da Dio. Questa consapevolezza suscita in noi il profondo desiderio di perdono, purificazione e libertà – ma tali doni non possono essere conquistati con i nostri sforzi, bensì solo mediante una ferma fede in Gesù Cristo, che ci viene donato gratuitamente da Dio.
Commento
1.Risveglio della coscienza e riconoscimento della peccaminosità
  • Risveglio attraverso lo Spirito Santo:
    La coscienza viene risvegliata dallo Spirito Santo, permettendoci di riconoscere la malvagità, il potere, la colpa e la miseria del peccato.
  • Riconoscimento della separazione:
    Comprendiamo che il peccato ci ha separati da Dio e che siamo intrappolati in uno stato di impotenza ed egoismo.
2.I doni e le promesse della grazia di Dio
  • Dono gratuito della grazia:
    Dio ci offre perdono, purificazione, pace e amore come un dono di grazia – qualcosa che non può essere acquistato né con denaro né con la saggezza umana (cfr. Isaia 55,1).
  • Promesse bibliche:
    Promesse come “se i vostri peccati sono come il porpora, saranno come la neve” (Isaia 1,18) e “Vi darò un cuore nuovo e metterò uno spirito nuovo in voi” (Ezechiele 36,26) dimostrano che Dio è in grado di liberarci dalla nostra peccaminosità.
  • Esempio di Gesù:
    La guarigione del paralitico (Matteo 9,6) evidenzia come la fede nelle sue parole e nei suoi prodigi porti immediata liberazione e guarigione.
3.Fede e accoglimento della promessa divina
  • Necessità della fede:
    Il testo ci esorta a confessare i nostri peccati e a consegnarci completamente a Dio. Solo con una fede salda – e non basata sui sentimenti – possiamo ricevere le promesse di Dio.
  • Dedizione quotidiana:
    Viene sottolineato che dobbiamo testimoniare quotidianamente la nostra adesione a Cristo e vivere secondo il suo Spirito, per rimanere costantemente nella grazia e nella misericordia.
  • Condizione della preghiera:
    Le nostre suppliche devono essere in armonia con la volontà di Dio, che desidera purificarci dalle nostre mancanze e farci diventare suoi figli.
4.La potenza universale della grazia
  • Perdono illimitato:
    Nessuno è così peccaminoso da non poter essere abbracciato dall’infinita misericordia di Dio. Egli vuole riempirci con le sue benedizioni – forza, giustizia e purezza.
  • Il cuore paterno di Dio:
    L’amore di Dio è così grande che ci ha accolti, anche nella nostra debolezza. Il suo amore immenso e la sua misericordia sono l’espressione del suo eterno desiderio di redimerci e rinnovarci.
Sintesi
Il capitolo 6, “Fede e accoglimento”, ci esorta a riconoscere la nostra peccaminosità e a far risvegliare in noi il profondo desiderio di perdono e rinnovamento divino. Esso sottolinea che non possiamo raggiungere la santificazione con le nostre forze, ma che la grazia di Dio – donata gratuitamente attraverso Gesù Cristo – cancella tutte le nostre mancanze. Attraverso la confessione dei nostri peccati e una fede incrollabile nelle parole e nei miracoli di Gesù, diventiamo figli di Dio, che vivono nel suo Spirito e sono guariti nella sua misericordia. In definitiva, è la fede incrollabile e la dedizione quotidiana che ci conducono alla pienezza delle benedizioni di Dio e ci rendono capaci di condurre una vita rinnovata e santa.

Visited 4 times, 1 visit(s) today